La “genitorialità del cuore”, ovvero la solidarietà familiare

Tutte le organizzazioni che lavorano alla costruzione di una cultura organizzativa orientata al benessere psicologico ed emotivo hanno acquisito la consapevolezza di quanto sia importante leggere i bisogni dei propri collaboratori ed essere pronti ad accoglierli, per quanto possibile.

I collaboratori che sono genitori, ad esempio, hanno spesso necessità di dedicarsi alla vita professionale, riservandosi i giusti tempi ed energie anche per quella familiare.

Per chi è genitore questo equilibrio tra le due dimensioni va continuamente adattato in base anche alle diverse esigenze dei figli e della loro età.

Ma quando si diventa genitori?

Molti pensano quando nasce un bambino…

In realtà, lo si diventa quando nasce il desiderio di quel bambino, perché durante il periodo dell’attesa e della gravidanza il pensiero del figlio (sognato, desiderato o in “miniatura”) può occupare anche molto spazio nella mente dei genitori.

Se normalmente si hanno a disposizione almeno nove mesi di gestazione per capire e metabolizzare che il ruolo di genitore sta per diventare sempre più attivo, in alcuni casi questo tempo può essere più lungo e più faticoso, come ad esempio per quelle coppie che hanno deciso di scegliere una qualsiasi forma di solidarietà familiare per diventare genitori.

Spesso ai bambini adottati, per spiegare la loro storia gli si spiega che loro sono “nati dal cuore della mamma (e del papà) e non dalla pancia”.

E allora esistono i genitori della pancia e quelli del cuore, stessi diritti, ma vissuti che possono essere anche molto diversi e che vanno accolti con attenzione e sensibilità.

Cosa si intende con solidarietà familiare?

All’interno di questo articolo, con solidarietà familiare ci riferiremo a due principali provvedimenti, l’adozione e l’affido familiare. Entrambi sono regolati dalla legge n.184 del 1983 (e modifiche degli anni successivi), ma hanno delle differenze sostanziali che tra poco analizzeremo.

Ciò che è trasversale a qualsiasi tipologia di percorso di solidarietà familiare è il desiderio di voler supportare un minore con una storia familiare complessa, spesso impattante e offrirgli non solo un porto sicuro, ma soprattutto un’educazione che gli permetta di avere quegli strumenti e quelle risorse necessarie per rielaborare la sua storia personale e gestire il suo futuro.

Quando si tratta di fare esperienza di solidarietà familiare, aprire la propria casa all’accoglienza non può che essere arricchente, ma anche impegnativo.

È indubbio che sia necessario prevedere alcune complessità, soprattutto all’inizio; come in altre situazioni un cambiamento provoca prima uno scombussolamento dell’equilibrio per poi dare vita a nuove dinamiche.

Questo succede anche in caso di un’adozione o un affido, in cui un minore viene accolto in nuovo contesto familiare.

L’adozione

L’adozione è l’istituzione giuridica per cui minori rimasti orfani o con genitori ritenuti non idonei a occuparsi di loro possono diventare figli legittimi di altri genitori.

Questo è il principio generale, in realtà esistono diverse tipologie di adozione e oggigiorno si è capito quanto la famiglia d’origine è importante per i bambini e quanto sia necessario considerarla protagonista attiva all’interno di questo procedimento.

Pedagogisti e educatori sanno bene che per un bambino il genitore è il bene più prezioso ed è, spesso, controproducente chiedergli di interrompere i rapporti con lui.


L’affido

L’affido familiare è l’accoglienza di un minore per un tempo limitato nel tempo. In questo caso il bambino proviene da una famiglia con delle difficoltà che vengono considerate essere modificabili e che soprattutto, tramite il corretto sostegno, possono essere risolte.

In questo tipo di procedimento il minore mantiene i rapporti con la famiglia d’origine e l’intero nucleo familiare viene preso in carico e gli viene dato il supporto per poter ritrovare un nuovo equilibrio.

L’affido diventa, quella “perturbazione” (nel senso di modifica e alterazione dell’ordine o dell’immobilità di una cosa) del sistema famiglia che permette la creazione di un nuovo equilibrio familiare, basato su dinamiche modificate e su legami fondati da equità e sicurezza.

L’affido familiare è uno strumento mirato a tutelare il minore, che ha una durata stabilita (massimo due anni che possono, però, essere rinnovati) e che può terminare o in un rientro nella famiglia di origine o nella dichiarazione dello stato di adottabilità (se i genitori non sono più in grado di adempiere la funzione genitoriale).

Solidarietà familiare: a chi rivolgersi?

Per entrambi i provvedimenti ci si può rivolgere a enti e associazioni che operano un po’ ovunque sul territorio nazionale.

Il Care Manager di Stimulus può offrirvi una consulenza e indirizzarvi al servizio che meglio risponde al vostro bisogno.

Sicuramente quando si sceglie di aderire a una di queste forme di solidarietà familiare, gli operatori sociali diventano un valido strumento non solo per essere orientati e venire informati delle diverse possibilità, ma anche per capire se è effettivamente l’esperienza che desideriamo per la nostra famiglia.

Più o meno tutte le associazioni e gli enti organizzano questi corsi con la presenza di educatori, psicologi, assistenti sociali e famiglie che raccontano la loro diretta testimonianza.

È bene diffidare a priori di organizzazioni che non prevedono nessun tipo di avvicinamento alla tematica.

Scegliere di diventare “genitori del cuore” è una decisione importante e con tempistiche a volte lunghe che possono essere causa di stress e fatiche.

Proprio per questo è indispensabile il sostegno anche di chi sta vicino a queste famiglie, perché i loro bisogni possono cambiare rapidamente e a volte necessitano di attenzioni particolari.

A cura di Sara Comandatore,
Social Care Coordinator
Stimulus Italia