Ripensare l’educazione del futuro: i sette saperi necessari

“Nessun uomo è un’isola, intero in se stesso.
Ogni uomo è un pezzo del continente
una parte del tutto”.
John Donne

Ogni anno, il 22 Aprile si celebra la Giornata Mondiale della Terra. Una festa che ha raggiunto una diffusione planetaria a sostegno di un Mondo più rispettoso dell’ambiente e un’occasione per riflettere sulle scelte che facciamo quotidianamente, sui nostri pensieri e sul modo in cui ci comportiamo.

Non è possibile dimenticare che in questo Pianeta siamo ospiti: dobbiamo portare rispetto alla Terra e riservarle cura e attenzioni. È un gesto di civiltà, ma ne va anche della nostra sopravvivenza.

Ecco perché è fondamentale creare nuove consapevolezze ed avere un nuovo approccio verso ciò che ci circonda.

L’Earth Day dalle origini ad oggi

L’istituzione della Giornata Mondiale della Terra o Earth Day è avvenuta negli Stati Uniti nel 1970 su iniziativa dell’ambientalista e pacifista John McConnell, che propose di istituire una giornata in onore della salvaguardia delle risorse naturali dallo sfruttamento intensivo e dall’inquinamento, mettendo in guardia gli uomini sulla necessità di preservare e rinnovare gli equilibri ecologici dai quali dipende tutta la vita sul pianeta.

Tale data cerca di generare la consapevolezza globale sul rapporto di interdipendenza tra esseri umani, esseri viventi e ambiente naturale.

La tematica diventa ancor più necessaria nel periodo storico che stiamo vivendo: un tempo attraversato dalla pandemia da coronavirus che accomuna ogni latitudine, società e cultura.

Verso una nuova educazione del futuro: i sette saperi fondamentali

Davanti a noi si sta sempre più prospettando l’esigenza di una maggiore interlocuzione tra ambiente, società e sviluppo.

Per riflettere su questo tema possiamo riferirci ad una tra le figure più prestigiose della cultura contemporanea: Edgard Morin.

Filosofo e sociologo francese, noto per le sue riflessioni sulla riforma del pensiero, Morin ci offre spunti considerevoli sui saperi fondamentali che ogni società ed in ogni cultura dovrebbe trattare.

I suoi sette saperi sono il risultato di un’indagine sulla necessità di “una nuova forma di conoscenza in grado di porre le basi per l’educazione del futuro, individuale, culturale e sociale”.

Nello specifico il pensatore spiega quali sono i sette argomenti fondamentali che dovrebbero essere alla base del processo educativo di qualsiasi cultura: “questi temi permetteranno di integrare le discipline esistenti e di stimolare gli sviluppi di una conoscenza che raccogliere le sfide della nostra vita”.

Vediamo insieme quali sono questi sette saperi cardine della formazione umana.

1. Le cecità della conoscenza

Prima di tutto, secondo Morin, è necessario capire cosa significa conoscere, apprendere e sapere. Il nostro modo di conoscere non è perfetto, dobbiamo convenire che esiste l’errore e l’illusione e che queste fanno parte del nostro modo di imparare.

La conoscenza, infatti, non è uno specchio del mondo esterno, bensì deriva dalla percezione personale dell’ambiente esterno. È importante quindi riconoscere che la nostra conoscenza è limitata ed è soggettiva.

Sottolinea quindi l’importanza di riflettere sul nostro modo di conoscere, sui nostri punti di vista e sul nostro modo di approcciare alla vita.


2. I principi di una conoscenza pertinente

Morin esprime diffidenza nei confronti della separazione delle discipline, sottolineando come una conoscenza altamente specializzata ma frammentata renda spesso incapaci di effettuare il legame tra le parti e la totalità.

È necessario dunque promuovere una conoscenza capace di cogliere i problemi globali e gli oggetti nei loro insiemi, sviluppando quell’attitudine naturale della mente umana a situare le informazioni in un contesto.


3. Insegnare la condizione umana: che cosa significa essere umani?

L’essere umano è allo stesso tempo fisico, biologico, psichico, culturale, sociale e storico.

Uno dei limiti dell’educazione attuale è il fatto di non insegnare il carattere complesso della propria identità e dell’identità che si ha in comune con tutti gli altri umani.

Secondo Morin è possibile riconoscere la complessità dell’essere umano riunendo e riorganizzando le conoscenze attualmente frammentate nelle scienze della natura, nelle scienze umane, nella letteratura e nella filosofia attraverso un approccio interdisciplinare.


4. Insegnare l’identità terrestre

Per pensare i problemi del tempo attuale le persone hanno bisogno di comprendere non solo la condizione umana nel mondo, ma anche il mondo umano che, nel corso della storia moderna, è divenuto quello dell’era planetaria.

Gli snodi della nostra era sono spunti importanti per educare alla riflessione su come tutte le parti del mondo condividano un passato di reciproca solidarietà, ma anche di oppressione e devastazione.

Dal momento che il destino del pianeta riguarda tutti gli uomini, per Morin è fondamentale sottolineare quanto l’educazione possa dunque contribuire alla creazione di una “cittadinanza terrestre”.

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5. Affrontare le incertezze

«Bisogna apprendere a navigare in un oceano d’incertezze attraverso arcipelaghi di certezza».

Nel corso del XX secolo le scienze ci hanno mostrato che la conoscenza contiene incertezze che l’insegnamento dovrebbe considerare.

Predisporre la mente ad aspettarsi l’inatteso è fondamentale per affrontare possibili rischi ed incertezze.

Non va dimenticato, come precisa Morin, che tutte le decisioni che potremo prendere, sia personalmente che politicamente, non sono altro che scommesse.


6. Insegnare la comprensione

Il pianeta ha bisogno di reciproche comprensioni, al punto che Morin sostiene che sia necessario insegnare la comprensione.

Per far questo è fondamentale una riforma della mentalità che studia anche l’incomprensione nelle sue radici, nelle sue modalità e nei suoi effetti.

Questo consentirebbe di mettere a fuoco le radici dei razzismi, delle xenofobie, delle forme di disprezzo e sarebbe dunque una delle basi più sicure per l’educazione al dialogo e alla pace.

«Un pensiero capace di non rinchiudersi nel locale e nel particolare, ma capace di concepire gli insiemi, sarebbe adatto a favorire il senso della responsabilità e il senso della cittadinanza. La riforma di pensiero avrebbe dunque conseguenze esistenziali, etiche e civiche».


7. L’etica del genere umano

Creare un’etica capace di riconoscere il carattere ternario della condizione umana, cioè che l’uomo è allo stesso tempo individuo, parte di una società e parte di una specie.

Questa è la base di una nuova politica per il XXI secolo basato sull’eguaglianza, il riconoscimento delle differenze e la solidarietà terrestre.

L’umanità come comunità planetaria in tutte le sue forme.


Conclusioni

In occasione della Giornata della Terra, le riflessioni di Edgard Morin ci ricordano quanto sia centrale prendere coscienza del proprio posto nel mondo, ripensare i sistemi socio-economici per uno sviluppo sostenibile e per la salvaguardia del pianeta.

Essenziale è educare all’umanità ma anche educare alla Terra, trasmettendo il rispetto e la cura per quanto ci circonda.

Sentirci ‘cittadini della Terra’ potrà aiutare ciascuno di noi ad essere meno egoista, meno concentrato sul proprio piccolo mondo e permetterà di sviluppare una visione globale e comprensiva dei tanti aspetti che caratterizzano il pianeta.

 

Anna TorriA cura di Anna Torri, Senior Consultant Stimulus Italia. Psicologa clinica e psicoterapeuta, lavora da più di 10 anni con individui e gruppi e aiuta le persone a migliorare il benessere psicologico. Da molti anni collabora con le organizzazioni come consulente e formatrice per promuovere la salute psicologica, la qualità di vita sul lavoro e la gestione del cambiamento.

 

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