diego scarselli, intervista Enel Radio con Diletta Paladini

Covid Fatigue e Smart Working: intervento di Diego Scarselli a Enel Radio

Diego Scarselli, Operation Manager di Stimulus Italia, è stato ospite di Diletta Paladini, nella trasmissione Ok Benessere, in onda su Enel Radio, il network radiofonico dedicato ai collaboratori dell’azienda Enel.

Nel corso di questa intervista, andata in onda lo scorso marzo, sono stati affrontati tre temi principali:

  • consigli su come mantenere il proprio benessere ed equilibrio mentale in una situazione di emergenza continua;
  • Covid Fatigue: come confrontarsi con questa nuova sensazione di stanchezza dovuta alla situazione pandemica;
  • consigli pratici sullo smart working e il ruolo cruciale della gestione del tempo.

Riconoscere l’emergenza per tutelare il proprio benessere

D.P. Come dobbiamo approcciare in generale questo periodo? L’impatto emotivo è diverso dall’emergenza del 9 marzo 2020, ma siamo in una situazione che di fatto ci vede suddivisi in zone, aree colorate, che variano sempre e che ci portano comunque a dei mini lockdown, delle situazioni fluide e un po’ ibride...

D.S.: Penso che il consiglio principale sia, a dispetto di tutta la situazione che sta cambiando di settimana in settimana, continuare a vederci in uno stato di emergenza, perché questo aiuta la nostra mente a strutturare degli obiettivi e a rimanere focalizzata sul qui e ora, senza tentare di evadere costantemente da quello che sta accadendo, senza avere la speranza di avere misure più morbide.

Dico questo perché se noi cerchiamo tutte le volte di non vedere quello che sta accadendo, rischiamo di sentirci frustrati ogniqualvolta arriva un Decreto o una misura restrittiva che va a ridurre i nostri margini di libertà.

Non solo.

Se noi cerchiamo di pensarci come in una sorta di normalità modificata, andiamo a peggiorare molto il nostro benessere perché, in realtà, tutto quello che sta avvenendo in questo periodo non è normale.

Non è normale uscire e dover indossare una mascherina, ad esempio.

Deve necessariamente essere categorizzato da noi come una strategia per far fronte ad uno stato di emergenza che, è vero, forse non è una situazione di uno o due mesi come ci aspettavamo lo scorso anno, ma  comunque si risolverà nel giro di qualche tempo.

Quindi, se prendiamo prospettive di lunga durata, anche se complessivamente ci metteremo due anni, parliamo comunque di un tempo limitato che ci consente di dire “ok, è stato un periodo di emergenza, l’abbiamo affrontato con determinate strategie e torneremo alla normalità quando davvero avremo padroneggiato la situazione”.

Viceversa, se noi continuiamo a pensare che non sia uno stato di emergenza, ci troveremo sempre in una via di mezzo ibrida tra emergenza e normalità che non cesserà mai.

Il consiglio è salvaguardare il benessere, dunque, e lavorare sul proprio atteggiamento mentale.

Covid fatigue: come affrontare una nuova stanchezza

D. P. Tanti di noi, tantissimi, ma in modi diversi, vivono una situazione di fatica, di stanchezza. La chiamano “Covid Fatigue” ma potrebbe avere altri nomi. E allora Le chiedo come gestire questa stanchezza?

D.S.: In questo periodo ci troviamo a dover studiare un fenomeno che negli ultimi decenni non si era mai visto prima. Basti pensare che l’ultima pandemia, quella dell’influenza spagnola, risale a un secolo fa.

Se noi cerchiamo di considerare un evento come un’emergenza già dovrebbe avere un effetto più rigenerante sulla nostra mente perché ci aiuta a non scappare dalla situazione che stiamo vivendo e a ragionare su quello che dobbiamo fare giorno per giorno per stare bene.

Il problema della stanchezza è nel vedere costantemente una situazione che si evolve là fuori, senza che noi possiamo influire […] Sostanzialmente si va ad alimentare questa “fatica” perché la situazione non cambia. Giorno dopo giorno viviamo sempre la stessa condizione.

La cosa migliore è sicuramente inquadrare il tutto in uno stato emergenziale e da lì andare a concentrarci sulla nostra giornata, sulla routine sia nella vita privata sia nel lavoro che consenta di gestire il proprio benessere al di là di quello che accade là fuori.

Perché, se è vero che noi non possiamo dire al virus di tornarsene da dove è venuto,

possiamo però gestire la nostra situazione in modo tale che siamo noi a decidere che colore dare alla nostra giornata, che tipo di ritmo dare, chi sentire, quali attività debbano avere la priorità sulle altre.

Quindi cosa fare per gestire la quotidianità fatta di impegni ma anche di piaceri?

Una prima strategia è sicuramente quella di preparare il nostro ambiente di vita.

Se è prevalentemente la casa, allora dovrà essere questo l’oggetto della nostra attenzione. Significa fare in modo che il posto in cui viviamo non sia lasciato alla trascuratezza. Perché il lavoro è tanto, le cose da fare nella vita privata sono molte, ma dedicare sempre una porzione della giornata a sistemare il posto in cui viviamo è fondamentale.

Quindi una cosa da fare per esempio da un giorno all’altro è pianificare le attività da svolgere il giorno successivo in ottica di gestire la casa dal punto di vista dell’ordine e della pulizia, l’approvvigionamento delle scorte e tutto quanto.

Smart Working: il ruolo cruciale della gestione del tempo.

D.P. Una domanda sullo smart working. Sono cambiate anche le abitudini lavorative. Lo smart working è più o meno regolamentato. Però le chiedo come è possibile finire la giornata e staccare realmente la spina, la testa dai pensieri lavorativi una volta spento il computer: è possibile? E se sì, come si può?

È possibile, ma con un po’ di fatica, perché vivere nello stesso posto in cui si lavora tende a confondere i due ambiti di vita.

La prima strategia è la gestione del tempo, intesa come suddividere la giornata in priorità.

Si tratta di definire quello che devo assolutamente fare nella giornata lavorativa di oggi come priorità e subordinare a questo tutto il resto.

Per chi utilizza programmi di gestione della posta elettronica, ad esempio, significa leggere la posta elettronica in alcune fasce orarie in modo tale da avere delle fasce orarie libere e sgombre per dedicarsi all’attività programmata.

Perché altrimenti il rischio è di affastellare attività programmate con azioni estemporanee, quali appunto la lettura di mail, la convocazione all’ultimo in conference call, le telefonate… e poi a fine giornata sforare tantissimo l’orario di lavoro e non riuscire poi a staccare.

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