Nuove dipendenze: un fenomeno in crescita
Da qualche tempo si sente parlare di nuove dipendenze, ma di che cosa si tratta realmente? Perché stanno aumentando così rapidamente? A chi ci si può rivolgere per un supporto?
In questo articolo cercheremo di rispondere a tutte queste domande, offrendo degli spunti di riflessione su questa importante tematica.
Cosa si intende con “Nuove dipendenze”?
Le nuove dipendenze, note anche come New Addiction, sono dipendenze di tipo comportamentale, in quanto non prevedono l’abuso di sostanze (come ad esempio l’alcool, gli oppiacei, la cocaiana…).
Si tratta di una serie di atteggiamenti che portano chi ne soffre a perdere il controllo e spesso cercare una rapida via di fuga dalla sofferenza emotiva o fisica, che però porta a conseguenze a lungo termine molto dannose.
Un aspetto che le rende di difficile diagnosi è il fatto che si tratta nella maggior parte dei casi di condotte e di comportamenti che possono essere considerati leciti (l’uso delle tecnologie, lo shopping, le relazioni affettive e sessuali) e diventano devianti e pericolosi per il loro abuso, più che per il loro uso.
Griffith (2005) sostiene che:
“La differenza tra un sano entusiasmo, sebbene eccessivo, e la dipendenza patologica è che i sani entusiasmi arricchiscono la vita, mentre le addictions la impoveriscono”.
Tra le nuove dipendenze possiamo trovare: le dipendenze tecnologiche, il gioco d’azzardo, la dipendenza da sesso, lavoro, telefono cellulare, lo shopping compulsivo, la dipendenza affettiva.
Per quanto riguarda il gioco d’azzardo è necessario sottolineare un aspetto importante, a differenza di tutte le altre addiction, è l’unico al momento a essere stato riconosciuto e inserito all’interno del DSM V (2013), cioè il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali che ogni specialista non solo conosce, ma a cui si riferisce a livello mondiale. Il Disturbo da Gioco d’Azzardo (gambling) è stato quindi inserito nella categoria “Disturbi da dipendenza e correlati all’uso di sostanze” nel sottogruppo “Disturbi non correlati all’uso di sostanze”.
Ci sono alcuni elementi che accumunano tutte le dipendenze:
- la rilevanza che il comportamento tende ad avere per il soggetto, portandolo spesso ad annullarsi (e annientarsi) pur di metterlo in atto ininterrottamente;
- i cambiamenti di umore che frequentemente vengono manifestati da chi ne soffre;
- i sintomi da astinenza: stati d’animo o conseguenze fisiche spiacevoli (es. senso di malessere, irritabilità, pensiero ossessivo, disagio), conseguenti alla diminuzione o interruzione drastica dell’attività;
- la possibilità di recidive, anche a distanza di molti anni;
- la perdita di controllo, il senso di benessere e sollievo nel momento in cui vengono messi in atto i comportamenti e l’atteggiamento compulsivo sono ulteriori tratti comuni tra le diverse tipologie di dipendenze.
Tra gli aspetti comuni e trasversali a tutte le dipendenze troviamo il fatto che chi ne soffre è convinto molto spesso di riuscire in autonomia ad occuparsi della questione, non riconoscendo la reale entità del problema.
Perché c’è un incremento delle “New Addiction”?
L’incidenza è tale che molti studiosi sono concordi nell’affermare che queste nuove forme di dipendenza siano malattie emblematiche della postmodernità (Valleur e Matysiak 2004).
I ricercatori riconducono questo aumento a una maggiore incertezza, a un futuro sempre più vago, alla difficoltà delle persone di trovare dei punti di riferimento stabili.
In aggiunta a questi elementi, la diffusione delle nuove tecnologie non ha fatto altro che aumentare le difficoltà soprattutto di comunicazione tra le persone, generando in questo modo un uso improprio di questi strumenti.
Inoltre, a causa della ricerca spesso ossessiva del prestigio sociale, economico e dei giudizi altrui chi spesso è più indifeso e fragile di fronte alle New Addiction sono i più giovani.
Nei loro confronti, non solo i genitori, ma l’intera società deve mantenere alta l’allerta, perché spesso le informazioni che loro percepiscono e interiorizzano con maggiore facilità, sono quelle dei mass e social media e quindi sempre a loro disposizione e caratterizzate dalla velocità.
Cosa fare in caso di bisogno?
In caso di difficoltà è bene rivolgersi a degli specialisti, possono essere psicologi specializzati in questa particolare area, oppure ci si può rivolgere ai SerD (Servizi per le dipendenze).
Questi centri hanno le stesse funzioni che ricoprivano i SerT (Servizi per le Tossicodipendenze) fino a poco tempo fa, solo si occupano appunto anche delle dipendenze comportamentali e non solo di quelle da sostanze.
Si tratta comunque di servizi gratuiti e diretti, quindi ci si può rivolgere non solo senza il pagamento di ticket, ma anche senza dover presentare nessuna impegnativa del medico. In questi centri si può trovare il giusto supporto, in quanto vi operano solo operatori specializzati che conoscono la problematica.
Quando, invece, è un nostro caro ad avere un problema legato a una qualsiasi dipendenza è bene aiutarlo a passare dalla fase chiamata di “precontemplazione” (cioè la fase iniziale in cui la persona non riconosce di avere un problema e quindi non è intenzionata a occuparsene), alla fase di “contemplazione”, in cui il diretto interessato comincia a rendersi conto di essere in difficoltà e di avere bisogno di aiuto.
In queste situazioni è importante essere disponibili e aperti al dialogo (senza arrivare a essere giudicante), in modo che il soggetto che ha bisogno possa sentirsi accolto e supportato.
Bisogna però fare molta attenzione a non cadere nell’accondiscendenza, certi comportamenti non vanno né permessi né accettati; il supporto offerto è volto ad aumentare la consapevolezza della problematica non all’indulgenza.
Un ultimo importante suggerimento è quello di cercare di allontanare eventuali tentazioni e quindi anche di proporgli occasioni di incontro “sano”.
Per concludere
A causa della rapidità con cui le nuove dipendenze si stanno diffondendo e dell’assenza di una vera e proprio ricerca approfondita su questa tematica molto spesso è difficile stabilire l’entità del problema e fare una vera e propria diagnosi (tanto che al momento solo il Disturbo da Gioco d’Azzardo è stato inserito all’interno del DSM V).
Quello che tutti noi possiamo fare è chiederci se qualcosa all’interno della nostra vita ci condiziona in modo impattante (dal lavoro, alle relazioni, alle tecnologie) e soprattutto confrontarci con chi ci sta vicino e ci vuole bene, in modo da aver un punto di vista oggettivo.
Bisogna altresì fare attenzione ai fattori di rischio come il perpetrarsi di conflitti, le situazioni di disagio familiare o sociale e le difficoltà psicologiche in generale; in presenza di (uno o più di) questi elementi è necessario tenere la soglia di attenzione sempre alta per noi e per i nostri cari.
A cura di Sara Comandatore,
Social Care Coordinator
Stimulus Italia