Consapevolezza ecologica, donna in un campo verde

Consapevolezza ecologica: quando la preoccupazione per l’ambiente diventa una fonte di stress

Sensibilizzare le aziende all’ambiente, porre domande, cambiare le nostre abitudini di consumo e cercare di ridurre la nostra impronta di carbonio: sono tutte questioni ambientali e climatiche che stanno diventando sempre più importanti nella nostra vita.

Perché questi temi sono diventati così importanti?

La risposta è semplice: il riscaldamento globale fa parte della nostra vita quotidiana e siamo già esposti ai suoi effetti.

Siccità, ondate di calore, incendi boschivi, inondazioni… Il dibattito non può più vertere sulla sua esistenza o sulla plausibilità delle previsioni degli scienziati per i prossimi anni.

No, il riscaldamento globale è qui per restare.

Consapevolezza ecologica: una scelta personale

Molte persone si sono rese conto del ruolo che possono svolgere nel modificare le proprie abitudini per limitare i danni.

Tuttavia, la consapevolezza dell’urgenza della situazione e il grado di coinvolgimento in questo cambiamento non sono uguali per tutti.

Questa differenza si nota non appena si parla di “ecologia”: la scelta del menu per i pasti in famiglia, la destinazione per una vacanza con gli amici, o anche il mezzo di trasporto per i viaggi di lavoro…

Ogni decisione richiede una messa in discussione e può nascere rapidamente un dibattito più o meno virulento. Ognuno si arrocca sulle proprie posizioni, non si capisce il punto di vista dell’altro e gli animi si scaldano.

Perché l’emergenza ecologica viene interpretata e vissuta in modi diversi?

Nel corso della nostra vita, siamo portati a diventare ecologicamente consapevoli, cioè a cogliere e comprendere la problematica nel suo complesso.

Tuttavia, questo avviene secondo i nostri tempi, che sono diversi per ognuno.

Siamo tutti individui unici, con le nostre storie, sensibilità, valori e personalità.

Un’educazione incentrata su azioni eco-responsabili, una professione direttamente legata alla natura o una particolare sensibilità per l’ambiente potrebbero, ad esempio, portare a una consapevolezza più precoce rispetto ad altri.

Tuttavia, è necessario prendere in considerazione anche un altro fattore. Si tratta della consapevolezza stessa.

Eco-ansia: come proteggerci

Non è una cosa banale e può essere addirittura traumatica, come spiega Charline Schmerber, psicoterapeuta specializzata in eco-ansia.

Si tratta di affrontare una realtà, presente e futura, allarmante: la condizione umana è in pericolo. Affrontare questa realtà provoca ansia. Essa sarà vissuta più o meno intensamente a seconda dell’individuo.

Per proteggerci e calmare i nervi, abbiamo a disposizione diverse strategie, una delle quali è l’evitamento.

Se non solleviamo l’argomento o facciamo finta che non esista, non saremo angosciati. È quindi importante capire che se alcune persone negano l’argomento, lo fanno soprattutto per proteggersi. Il velo si alzerà quando la persona sarà pronta a rendersi conto del pericolo e dell’urgenza della situazione.

Come possiamo trovare pace quando sappiamo di essere in pericolo?

Una delle prime cose da fare è accettare tutte le emozioni che questa situazione suscita.

Per quanto spiacevoli e dolorose, queste emozioni sono legittime se vengono provate.

Non è forse normale sentirsi tristi quando si vede la propria casa deteriorarsi sotto i propri occhi? O ansiosi quando si guarda agli anni a venire? O arrabbiati per l’inazione di alcuni governi e autorità pubbliche?

Le emozioni sono soprattutto messaggi. Ci dicono come percepiamo la realtà e quali sono i nostri bisogni. Concentrandoci su noi stessi e su ciò che proviamo, possiamo agire per ripristinare un certo grado di calma.

Ad esempio, possiamo identificare gli elementi che ci fanno sentire ansiosi, limitarne l’esposizione (le notizie alla radio o alla TV, per esempio) e utilizzare strategie per ridurre l’ansia (coerenza cardiaca, attività sportive, respirazione, rilassamento, ecc.)

Accettare di sentirsi tristi e cercare conforto, sia dagli altri che attraverso un’attività che ci faccia sentire bene, prendendosi cura di sé.

Questa strategia non risolve di per sé il problema del riscaldamento globale, ma fa sì che le emozioni non si intensifichino fino a diventare invalidanti (attacchi di panico, depressione, esaurimento, ecc.).

Rispondere al senso di impotenza

Inoltre, la sfida può sembrare schiacciante, soprattutto con la parziale mobilitazione di individui e istituzioni. Ci troviamo quindi in una situazione di impotenza.

Per uscire da questa situazione, dobbiamo concentrarci sul qui e ora, focalizzandoci sulle azioni che possiamo intraprendere già oggi.

Questo può essere fatto individualmente attraverso azioni quotidiane, collettivamente attraverso associazioni di beneficenza o anche all’interno delle aziende.

Queste azioni sono scelte che facciamo per essere coerenti con le nostre convinzioni.

Non è detto che cambino immediatamente il corso delle cose, ma ci permettono di fare la nostra parte e di sentirci coinvolti nell’urgente necessità di un cambiamento.

Juliette Thomas, psicologa clinicaContenuto a cura di Juliette Thomas,
Psicologa Clinica,
Stimulus Francia

 



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