Progetti Internazionali di benessere psicologico al lavoro, cover intervista

“Think global, act local”. 7 domande su progetti internazionali di benessere psicologico al lavoro

Ad ottobre, in concomitanza con la giornata internazionale dedicata alla Salute Mentale, sono state molte le opportunità di scambio ed approfondimento in materia di best practice per promuovere la Salute Mentale e il benessere psicologico al lavoro.

Più in particolare, abbiamo dedicato un’intervista per conoscere meglio il prezioso lavoro e l’esperienza della nostra International Project Manager Ketut David-Liège la quale giornalemente confronta con i direttori e i responsabili delle risorse umane di aziende multinazionali, per costruire insieme programmi ed interventi volti a prevenire i rischi psico-sociali e a migliorare il clima aziendale.

In questo articolo, sette domande per approfondire il tema dei progetti internazionali di benessere psicologico al lavoro.

1) Oggi continuiamo a leggere che la salute mentale è diventata una priorità per le aziende. In quanto Project Manager internazionale, noti delle tendenze su come le aziende decidono di promuovere il benessere al lavoro?

Oggi più che mai, il benessere emotivo è diventato un tema fondamentale per qualsiasi azienda. Ma non si tratta di un problema nuovo; la pandemia con il suo impatto negativo sulla salute mentale, ne ha semplicemente aumentato la consapevolezza. Ha segnato un punto di svolta in cui la maggior parte delle aziende ha dovuto concentrarsi sulla cura del proprio personale. Improvvisamente, l’equilibrio tra lavoro e vita privata è stato messo più che mai a dura prova. I manager hanno dovuto svolgere un ruolo cruciale per garantire la salute e la sicurezza dei loro team, sia sul posto di lavoro che da remoto.

Questa nuova consapevolezza crea un’opportunità senza precedenti per integrare la salute psicologica come pilastro nella strategia di ogni azienda e contribuire così al suo successo a livello internazionale. Infatti, vediamo i responsabili delle risorse umane approfittare di questa nuova tendenza per promuovere internamente politiche globali in un modo che non avevano mai immaginato prima.

Penso ad un nostro cliente nel settore del lusso, che ha deciso di dedicare la riunione annuale dei senior manager al benessere al lavoro e ha lanciato un programma di formazione globale in tutti i Paesi EMEA.


2) Possiamo confermare che negli ultimi anni sempre più organizzazioni multinazionali si siano affacciate alla possibilità di costruire progetti su scala internazionale?

La pandemia ha avuto la particolarità di impattare tutto il mondo nello stesso momento e su ampia scala. Tutti i manager e i collaboratori hanno dovuto affrontare le stesse sfide, indipendentemente da dove si trovavano, e hanno condiviso le stesse difficoltà. I team di tutto il mondo hanno unito le forze e imparato a lavorare insieme. Grazie alla condivisione di best practice, ci si è concentrati su soluzioni comuni; per questo oggi sembra più coerente per le aziende multinazionali approcciare i diversi problemi a livello internazionale.

Per farti un esempio, uno dei nostri clienti nel settore bancario, ha incontrato difficoltà nel promuovere l’utilizzo del proprio Programma di Assistenza ai Collaboratori (E.A.P.), nei pochi Paesi in cui era stato attivato. Hanno capito che, per cambiare radicalmente la percezione di questo servizio, dovevano fornirlo e renderlo prioritario in tutti i Paesi in cui sono presenti. È così che oggi hanno scelto di implementare il servizio su larga scala a livello globale.


3) In relazione a programmi di formazione e Programmi di Assistenza ai Collaboratori (E.A.P.), quali sono le diverse azioni previste dai programmi globali di supporto emotivo sul lavoro?

Un programma globale ha l’ambizione di supportare le aziende con un approccio olistico che va dalla consulenza organizzativa al supporto ai singoli individui, toccando le aree di prevenzione, sensibilizzazione e supporto.

Una prima dimensione consiste nel migliorare le condizioni di lavoro a livello organizzativo. Incoraggiamo le aziende a prendersi il tempo necessario per considerare l’impatto che le condizioni di lavoro hanno sulla salute mentale del personale. Una valutazione approfondita dei rischi psicologici in azienda consentirà di elaborare piani d’azione per prevenire o ridurre i rischi psico-sociali, e migliorare il benessere al lavoro.

Per esempio, supporteremo un Gruppo nel processo di fusione che avrà un impatto su 4.000 dipendenti in 4 Paesi. Andremo a valutare come prima cosa i livelli di rischio attraverso studi quantitativi e qualitativi. Ciò consentirà, attraverso un solido approccio scientifico, di identificare i principali rischi e di offrire raccomandazioni. La conduzione di quest’indagine a livello globale garantirà che le politiche e l’organizzazione tengano conto sia della strategia globale che di tutte le specificità locali.


4) Oltre agli studi di analisi e valutazione organizzativa, quali sono gli strumenti per sensibilizzare le popolazioni aziendali?

Qui, entriamo nel secondo livello di prevenzione: lo sviluppo delle soft skills del personale, sia a livello manageriale che personale. Occorre valorizzare e promuovere una sana cultura manageriale, un’organizzazione efficiente e relazioni solide. Raccomandiamo anche lo sviluppo delle competenze individuali. Mettendo in discussione i rigidi schemi mentali e gli stereotipi, i collaboratori miglioreranno la loro capacità di gestire la pressione e di individuare precocemente i sintomi causati dallo stress.

Oggi le aziende sperimentano spesso cambiamenti e trasformazioni su scala globale.

Per esempio, lavoriamo con un’azienda industriale che sta affrontando un importante cambiamento nell’utilizzo di strumenti digitali che riguarderà tutte le loro realtà nel mondo. Hanno deciso come azione preventiva, di attivare un ampio programma di formazione in 11 Paesi per preparare i 300 manager non solo a essere pronti per la trasformazione a livello operativo, ma anche per essere pronti a padroneggiare gli strumenti necessari per individuare e limitare l’eventuale stress di tutti i collaboratori.

Detto questo, anche i programmi di supporto al personale fondano le basi in un’etica di cura. Si tratta qui del terzo livello di prevenzione. Numerosi studi hanno dimostrato che le aziende che si prendono cura dei loro collaboratori con azioni concrete migliorano notevolmente i livelli di benessere nella loro organizzazione. È questo il caso dei Programmi di Assistenza ai Collaboratori (E.A.P.), ma anche degli interventi mirati a seguito di eventi critici ed emotivamente impattanti.

formazione aziendale, internazionale


5) In base alla tua esperienza, quali sono secondo te i fattori chiave di successo per le aziende che implementano un programma di benessere a livello globale?

Innanzitutto, per avere successo, un programma globale dovrebbe coprire le seguenti 3 dimensioni: interventi di analisi e valutazione organizzativa, percorsi di formazione per lo sviluppo delle competenze del personale e programmi di supporto e accompagnamento per i collaboratori.

Vi cito il caso di una grande azienda del settore energetico, dove i collaboratori affrontano rischi fisici concreti sul posto di lavoro, per cui abbiamo realizzato il seguente programma in 36 Paesi nel mondo: identificando la necessità di un supporto psicologico in caso di incidente critico, li abbiamo supportati nella formazione di personale incaricato a svolgere il Primo Soccorso Psicologico (PSA) all’interno dei loro team, includendo: un’ampia azione di sensibilizzazione per tutti i collaboratori, l’identificazione dei volontari e il lavoro di formazione in gruppo. Le competenze dei referenti PSA consentono di elargire un primo soccorso alle persone impattate, ancora prima che dei team di professionisti esterni intervengano secondo le modalità previste dai protocolli di Gestione di Crisi.

In secondo luogo, il consentire una coerenza e un allineamento a livello globale nelle iniziative di benessere e salute mentale, è un fattore chiave di successo. Una strategia a livello mondiale consente il benchmarking e l’allineamento delle politiche di gruppo. Una politica aziendale perfettamente allineata in tutti i Paesi aumenterà l’influenza dell’azienda e favorirà il senso di appartenenza dei collaboratori. Tuttavia, è fondamentale che il programma, pur rappresentando la strategia aziendale a livello globale, sia adattato alle esigenze specifiche dell’azienda e dei suoi collaboratori anche a livello locale.

Quando ci viene chiesto se sia più consigliabile implementare una politica top-down o bottom-up dico che: tra un’azienda che punta su una strategia guidata dalla sede centrale e standardizzata in tutti i Paesi, o su una ispirata da iniziative locali, il nostro consiglio è di preferire quello che chiamiamo un approccio “glocal” con ispirazione globale, e realizzazione e adattamento locali.


6) Quale sarebbe il tuo consiglio a un responsabile delle risorse umane che desidera promuovere il benessere sul lavoro?

Il mio consiglio è: OSA!

I collaboratori hanno bisogno di aiuto!

Il nostro mondo è pieno di incertezze e caratterizzato da: conflitti, crisi ambientale, inflazione, violenza quotidiana dilagante… Hanno bisogno di sostegno e sono disponibili per loro molti servizi mirati: un servizio per sostenere il personale ucraino e i rifugiati? Della consulenza finanziaria in un contesto di inflazione? Tutto questo è disponibile ed erogabile dai nostri team di esperti.

Prendetevi cura dei vostri manager!

La pressione sui manager è alta. Riceviamo dalle aziende molte richieste di servizi per sostenerli. Essi saranno infatti i principali ambasciatori del benessere nella vostra azienda.

Siete un responsabile delle risorse umane in un dato Paese?

Non aspettiate delle direttive globali!

Riceviamo ogni giorno chiamate dai team di Risorse Umane internazionali perché vogliono adottare le stesso politiche locali alle quali si sono ispirati.

Siate voi a prendere l’iniziativa!

Siete un responsabile delle risorse umane a livello globale?

Siate ambiziosi!

Il modo migliore per promuovere una politica di benessere coerente è inserirla in una strategia globale e coinvolgere tutti i team locali nel percorso… tenendo conto delle diverse specificità ed esigenze.


7) Un’ultima frase per concludere?

“Think global, act local!”


La nostra azione consulenziale e mirata si appoggia su anni di esperienza e sono le stesse aziende che si affidano a noi a darci la possibilità di estendere le nostre conoscenze e a fornirci spunti per una crescita continua.

Trovare le giuste strategie non è immediato ma mettendo in campo le giuste competenze, una buona dose di flessibilità, reattività e senso della cura, costruiremo un mondo del lavoro più sostenibile ed inclusivo.

Marta Terragnoli, International Business Developer Stimulus ItaliaA cura di Marta Terragnoli,
International Business Developer
Stimulus Italia