papà e figlio sorridenti con pagella sul tavolo

Le pagelle di fine anno: vissuti emotivi e suggerimenti per genitori

Si avvicina la fine dell’anno scolastico, la maggior parte degli studenti attende con trepidazione l’ultimo giorno di scuola.

In realtà, anche molti genitori non vedono l’ora che suoni la campanella dell’ultima ora.

Frequentare le lezioni è impegnativo non solo per chi è coinvolto in prima linea (gli alunni), ma anche per coloro che li affiancano (i genitori).

Verifiche, interrogazioni, compiti a casa, spesso sono causa di fatiche, incomprensioni e a volte di tensioni all’interno della famiglia.

In alcuni momenti dell’anno queste difficoltà aumentano, complici alcune scadenze insite nel sistema scolastico, ad esempio la fine dei quadrimestri (o trimestri a seconda dei casi).

Possibili vissuti emotivi legati ai risultati scolastici finali

La fine dell’anno scolastico con la conseguente consegna delle schede di valutazione finali e l’ammissione (o non ammissione) all’anno successivo è un momento contemporaneamente atteso e temuto.

In teoria, tutti (studenti e famiglie) dovrebbero essere a conoscenza di come è stato l’andamento scolastico e quindi essere già consapevoli dei risultati, almeno a grandi linee.

In pratica, spesso le pagelle racchiudono delle sorprese per le famiglie: promozioni inaspettate, giudizi che non corrispondono a quelli desiderati, corsi di recupero da affrontare in estate…

In altre situazioni, l’attesa può creare tensione, ansia e momenti di difficoltà.

In particolare, ci possono essere fatiche legate alla comunicazione, se ad esempio i figli temono di disattendere le aspettative dei genitori, oppure incomprensioni legate a comportamenti di rinuncia o rassegnazione da parte dei ragazzi piuttosto che atteggiamenti dedicati a uno sprint finale, come vorrebbero gli adulti.

Tutto ciò porta a un aumento di tensioni tra genitori e figli: le raccomandazioni da parte degli adulti crescono esponenzialmente e l’attenzione alla scuola diventa massima.

Questo clima non solo è poco favorevole, ma può intaccare la relazione tra i figli e i genitori con ripercussioni importanti sul loro rapporto.

mamma con figlio segue una lezione davanti al PC

Consigli pratici su come affrontare le schede di valutazione finali

Per evitare queste situazioni ci possono essere alcuni accorgimenti da tenere a mente.

La pagella rappresenta per i bambini e i ragazzi una valutazione esterna ufficiale, è un giudizio, che insieme ad altri elementi, contribuirà alla costruzione della loro identità.

Per quanto le reazioni possano essere diverse, dalla preoccupazione alla trepidazione, dall’indifferenza all’angoscia, è sicuramente un momento di grande impatto per tutti.

Ogni giudizio contiene al proprio interno diversi significati, primo tra tutti le aspettative sia personali (degli studenti stessi), che altrui (dei loro genitori).

È bene tenere a mente questi aspetti e investire sulla motivazione, piuttosto che sulla punizione (o sulla premiazione).

Lo studio deve diventare il piacere di apprendere qualcosa che piace o qualcosa che serve per poter fare qualcosa che soddisferà quando saranno adulti.

Se si riconduce tutto al risultato, si rischia anche di compromettere l’apprendimento effettivo delle nozioni, è risaputo, infatti, che si memorizza e si costruisce il proprio bagaglio culturale solo con ciò che davvero interessa.


Il voto non è un giudizio sui bambini.

Legato al punto precedente, è fondamentale trasmettere ai propri figli che la valutazione è legata al compito, alla loro performance non alla loro persona.

Proviamo a cambiare anche il nostro linguaggio.

Trasformiamo domande come: “Quanto hai preso oggi? O Che voto ti ha dato l’insegnante?” in “L’insegnante cosa ha detto della tua verifica?”.

E soprattutto diamo valore al processo, più che al risultato!

Chiediamo loro come si sono sentiti mentre sostenevano quell’interrogazione, abituiamoli a esser loro a evidenziare punti di forza e aree di miglioramento dei loro compiti, lodiamoli per l’impegno (indipendentemente dal risultato) e sproniamoli a far sempre meglio.


Il voto non è un giudizio sui genitori.

Purtroppo, a volte succede, che anche i genitori soffrano di ansia da prestazione rispetto ad alcuni compiti o attività in cui hanno aiutato i figli.

E la pagella, in queste situazioni, può rappresentare l’esplicitazione del vissuto del genitore: “Questo voto è perché non l’ho aiutato abbastanza (oppure perché l’ho aiutato bene)”.

Spesso i genitori, durante le consulenze, rimandano grosse fatiche nel seguire i figli durante lo svolgimento dei compiti e che i propri figli arrivano ad allontanarli durante questi momenti.

Il suggerimento, di solito, è quello di lasciare che i bambini si occupino autonomamente dei compiti, non solo per questioni didattiche per cui gli insegnanti devono capire eventuali difficoltà, ma anche dal punto educativo. Ogni età ha le proprie prove da affrontare, il genitore ha il compito fondamentale di sostenere e dare gli strumenti ai propri figli per affrontare le piccole e grandi sfide quotidiane, ma è importante non sostituirsi a lui.

Immaginate un videogioco: si può passare al livello successivo solo quando si ha superato con successo quello precedente. Sostituirsi o eccedere nell’aiuto con i nostri figli potrebbe causare che, a un certo punto, loro si trovino di fronte a un livello avanzato di un gioco, in cui non hanno superato i livelli precedenti e quindi si trovano impreparati.

E purtroppo, questo momento in cui i figli devono per forza di cosa fare affidamento solo sulle loro forze, arriva sempre!

Per questo motivo è bene che siano allenati e che la loro “cassetta degli attrezzi” sia pronta per l’uso.


Il giudizio è comunque sempre qualcosa di parziale, è l’immagine di quel momento e deve rappresentare un punto da cui partire, non l’arrivo.

Può essere un importante occasione per confrontarsi con i propri figli ad aiutarli a trovare le modalità migliori per studiare in modo più efficace, per trovare la motivazione che li spinge a impegnarsi, per non drammatizzare, ma per trovare le strategie più adatte per migliorare.

La pagella deve diventare uno strumento di crescita.


Diffondere un atteggiamento positivo e costruttivo.

È importante bloccare sul nascere eventuali atteggiamenti ostili dei figli verso la scuola e i professori.

La migliore strategia è il rinforzo, il dare un aiuto e una carica, soprattutto sulla spinta motivazionale, perché se si trova una valida motivazione diventa tutto più leggero.

A loro fa molto piacere avere un genitore motivatore, anziché “accusatore”.

Questo atteggiamento è utile anche rispetto i rapporti con la scuola, creare una buona comunicazione con gli insegnanti e costruire una rete di persone con al centro l’interesse e il benessere dal bambino/ragazzo è fondamentale.

L’intento comune deve essere quello di stimolare la curiosità, promuovere l’autonomia e accendere la passione per lo studio.

In conclusione

La fine dell’anno scolastico rappresenta, simbolicamente, l’avvicinarsi verso nuove tappe evolutive del ciclo di vita della famiglia.

In questi passaggi entrano in gioco aspetti emotivi importanti:

  • le speranze e le disillusioni,
  • il senso di fiducia e la paura “di non farcela”,
  • il rapporto con la propria storia di vita rivissuta in quella con i figli.

Per questo motivo è cruciale affrontare i passaggi evolutivi con la giusta lucidità, in modo da non cadere nello sconforto e utilizzare la pagella come momento di crescita e confronto con i nostri figli.