balbuzie, illustrazione donna con bambina

Balbuzie: definizione, caratteristiche e piccoli consigli

Il 22 ottobre ricorre la giornata dedicata alla balbuzie, disturbo spesso di difficile comprensione in quanto comunemente poco approfondito ma che in Italia, come nel resto del mondo, colpisce circa 2% della popolazione.

Maggiormente nota quella infantile, a volte trascurata, in quanto provoca imbarazzo per chi ne è affetto e per chi ne è circondato: in realtà, prima la si affronta, più alte sono le probabilità di buona riuscita.

Ecco allora il motivo per cui oggi vogliamo concentrarci sul mettere a fuoco questa tematica al fine di comprenderne al meglio la natura, il significato e dare qualche piccolo consiglio.

Proviamo a definirla

È importante entrare subito nell’ottica che il focus non è di linguaggio ma la relazione.

Il punto cardine risiede nel controllo della parola, dell’eloquio e di tutta la componente fonatoria.

Possiamo affermare che tale difficoltà di linguaggio è da considerarsi come la “punta” di un iceberg in quanto la difficoltà manifesta potrebbe essere correlata ad una mancanza di coordinazione tra il proprio pensiero e la possibilità di esplicitare, tramite l’uso del  linguaggio, tutta la sfera cognitiva ed emotiva.

Il balbuziente si priva di una grande fetta della componente emozionale della sua vita. Vive con fatica il lasciarsi trasportare dalle proprie emozioni e, probabilmente, anche al valore relazionale insito in queste.

Coloro che soffrono di questo disturbo, sono bloccati non solo nelle parole, ma anche nella possibilità di concedersi lo sperimentare delle proprie energie, risorse e vissuti emotivi. Anche il  corpo, molto spesso, appare frustrato e intrappolato, sembra essere mortificato e ingabbiato in una situazione di empasse.

Il paradosso diventa quindi quello in cui, al contrario di un normoloquente che per natura non controlla la parola, il balbuziente pone, fin da piccolo, tutta la sua attenzione sul fare un qualcosa che non deve compiere: tenere sotto controllo la sua articolazione fonatoria, monitorando ossessivamente la sua bocca.

Cosa è la balbuzie

Secondo l’OMS (L’Organizzazione Mondiale della Sanità, 1977) la balbuzie viene definita un disordine del ritmo della parola. Il soggetto sa con precisione quello che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo.

Risulta essere tra i più diffusi disturbi del linguaggio che consiste in un susseguirsi di alterazioni del ritmo e della fluidità dell’espressione verbale.

Chi ha questo disturbo, manifesta un vissuto di grande sofferenza e disagio. Soffermandosi solo sulla parte manifesta si è tentati a credere che sia un problema di linguaggio.

Nella maggior parte dei casi, si focalizza l’attenzione su interventi di tipo rieducativo basati sulla fonazione, sulla rieducazione dei suoni, o sul respiro.

Caratteristiche della balbuzie

In linea di massima, la balbuzie emerge quando l’elaborazione del pensiero si deve tradurre in linguaggio, venendo meno la co-costruzione tra pensiero e parola, probabilmente correlato al controllo che il balbuziente esercita sul suo linguaggio.

Dal punto di vista relazionale, la persona si avverte come vittima, in quanto prigioniera del suo disturbo, vivendo i rapporti sociali con difficoltà e sofferenza. Evita, appena può, l’esposizione verbale in una situazione di gruppo, con sensazioni di disagio ed imbarazzo nel momento in cui qualcuno gli domanda di ripetere quello che ha appena detto.

Uno tra i momenti peggiori risulta essere il contatto telefonico in quando vissuto come esperienza frustrante e dolorosa, caratterizzata da un “blocco”.

L’entrata in relazione con l’altro, quindi, risulta essere determinante nello scatenare una serie di idee che condizionano poi la componente emotiva e comportamentale.

Partendo da un soggiacente senso di autosvalutazione, si attiva un temuto giudizio da parte dell’interlocutore che si concretizza in un esasperato controllo sulla parola, nell’errata convinzione di poter gestire al meglio la situazione.

Questi meccanismi disfunzionali, una volta appresi, possono permanere nell’età adulta, condizionando negativamente la normale fluidità verbale.

Sintomi della balbuzie

La narrazione dell’individuo risulta quindi spesso interrotta dalla ripetizione, continua o intermittente, di sillabe, suoni, vocaboli, frasi intere intervallate a silenzi dovuti all’incapacità della persona di produrre un qualsiasi tipo di suono.

Tale linguaggio che caratterizza la persona affetta da balbuzie prende il nome di disfluenza verbale.

È importante sapere che la balbuzie varierà in base al comportamento del soggetto e dell’ambiente circostante.

Infatti, accede che un individuo non balbetti in tutti i momenti della giornata e in tutte le situazioni: dei momenti di stop sono sempre presenti.

Classificazione della balbuzie

La balbuzie solitamente si manifesta durante la prima infanzia, tra i tre e i quattro anni, quando inizia la costruzione delle prime frasi attraverso l’organizzazione del linguaggio insieme ai primi momenti di scambio con gli altri, sia dentro che fuori l’ambiente familiare.

Si distinguono in:

  • Balbuzie Primaria: questa tipologia di balbuzie risulta essere un disturbo che interessa gran parte dei bambini nel momento in cui stanno apprendendo come organizzare il proprio linguaggio e che scompare spontaneamente.
  • Balbuzie Secondaria: si manifesta tra i 6 ai 14 anni di età in quanto risultano basse le probabilità che si presenti in età adulta.

Piccoli consigli

Possiamo quindi affermare che la balbuzie è un fenomeno complesso e che come tale va approcciato tenendo conto di più aspetti: limitarsi al “semplice balbettare” risulta essere fortemente limitante.

Non esistono rimedi immediati e risolutivi che possano far smettere di balbettare definitivamente da un giorno all’altro ma possiamo focalizzarci su qualche piccolo consiglio che ci aiuti a limitare e controllare la balbuzie:

  • La paura deve diventare coraggio: per smettere di balbettare è fondamentale affrontare le proprie paure, cercando di non respingerle ma accogliendole come parte di sé, dardo loro spazio e cittadinanza. Ascoltati.
  • Accetta la relazione come un elemento imprescindibile dell’essere umano: riscopri la bellezza del dialogare con l’altro. Il dialogare con gli altri viene visto come estremamente rischioso in quanto vissuto come situazione giudicante che potrebbe portare ad avvertirsi come non amabile e accattabile. Ascolta e ascoltati.
  • Allontana il pensiero del giudizio dell’altro: prenditi un momento per fare dei respiri calmi e profondi perché ognuno ha i propri ostacoli da superare. Probabilmente, il primo a connotarti negativamente sei proprio tu. Abbracciati.
  • Approfondisci gli esercizi e le tecniche ortofoniche che si concentrano sulla respirazione, sull’articolazione e sulla voce centrati sull’emissione di fiato in maniera controllata. Questo contribuisce a convincerti che sia possibile esprimersi con più facilità, dominando la situazione.

“Vi esorto solo a non farvi governare dalla paura”.
“Mia la partita, mio il campo, mie le regole”.
Dal film “Il discorso del re”

 

Eleonora GiannelliA cura di Eleonora Giannelli, Psicologa Stimulus Italia
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