autismo e mondo del lavoro, intervista a Fabrizio Acanfora

Autismo e Mondo del Lavoro: tre domande a Fabrizio Acanfora

In occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo (WAAD, World Autism Awareness Day) istituita nel 2007 dall’Assemblea Generale dell’ONU, abbiamo chiesto a Fabrizio Acanfora, Autore, Scrittore e Responsabile comunicazione e relazioni esterne di Specialisterne Italia, di aiutarci a tracciare un quadro sullo stato dell’arte dell’autismo nel mondo del lavoro.

Ecco le sue risposte.

Autismo e mondo del lavoro: lo stato dell’arte.

Fabrizio Acanfora, Specialisterne“Negli ultimi anni abbiamo assistito a un aumento dell’interesse verso l’autismo nelle organizzazioni.

In modo particolare, emerge una particolare attenzione verso il concetto di neurodiversità, che cerca di spostare il discorso sull’autismo e le altre neurodivergenze dall’ambito esclusivamente medico a quello sociale.

Questo è particolarmente importante perché permette di guardare alle caratteristiche delle persone autistiche (per quanto in alcuni casi possano essere problematiche) non più come deficit, evitando il paragone costante con una normalità che si rivela sempre meno reale in un momento storico nel quale la diversità assume un ruolo centrale nella società e nelle organizzazioni come ricchezza e non come limite.”


Consigli e suggerimenti per le organizzazioni

“La cosa principale, quando parliamo di inclusione, è proprio scardinare l’idea che questo processo debba coinvolgere le categorie marginalizzate (tra cui quella delle persone autistiche) in modo passivo.

L’unico modo per includere realmente, per avvicinarsi a quella che amo definire una “convivenza” di tutte le differenze che ci caratterizzano, è di pensarci tutte e tutti sullo stesso piano: non esiste un modo giusto di essere, e proprio per questo l’inclusione va ripensata come un processo basato sulla reciprocità.

Solo se ciascuna persona assume un ruolo attivo, se spezziamo la verticalità di un’inclusione che cala dall’alto e su cui le minoranze non hanno altra opzione che accettarla o rifiutarla, potremo avviarci verso una società che valorizzi le caratteristiche di ciascuna persona e sia capace di aprirsi al cambiamento, di abbattere ed eliminare barriere non solo architettoniche ma anche sensoriali, cognitive, ma soprattutto potremo realizzare un cambiamento culturale profondo e duraturo che vada oltre i limitati interventi di inclusione che, seppure con le migliori intenzioni, non affrontano il problema alla radice.


Cosa possiamo aspettarci dal futuro?

Per il futuro spero in una presa di coscienza da parte di tutte le persone sulla necessità di andare oltre l’idea che esista realmente una normalità e, soprattutto, che questa sia in qualche modo migliore di ciò che appare differente.

Le differenze tra le persone sono una ricchezza che va alimentata, non schiacciata. In questo senso il potere politico dell’idea di neurodiversità come variabilità di caratteristiche neurologiche tra le persone è grande.


In Conclusione

Ringraziamo F. Acanfora per aver condiviso con noi il suo punto di vista.

Le sue parole ci spingono a riflettere e ricordare quanto spesso dimentichiamo che siamo tutti neurodiversi.

Per neurodiversità, infatti, si intende la naturale variazione tra un cervello e un altro. Chi è neurodivergente ha un funzionamento neurologico differente dalla norma. La neurodivergenza è una variazione della norma statistica. Il sistema nervoso di queste persone ha seguito uno sviluppo che è diverso da quello della maggioranza delle persone.

Ciò che non si conosce, e magari appartiene a una minoranza, spesso rischia di spaventare.

Eppure, se pensiamo anche al nostro Pianeta, sappiamo che più specie animali e vegetali esistono, più l’ecosistema è sano e produttivo.

Allo stesso modo la neurodiversità, intesa come diversità neurologica tra una persona e l’altra, non può che essere una ricchezza da alimentare e ricercare.

Sara Comandatore, Social Care Coordinator Stimulus ItaliaA cura di Sara Comandatore,
Social Care Coordinator
Stimulus Italia