Narrazione

La narrazione per conoscere e riconoscersi

ll concetto di narrazione secondo Barthes (1977) è riferibile “al mito, alla leggenda, alla fiaba, alla novella popolare, all’epica, alla storia, alla tragedia, al dramma, alla commedia, al mimo, alla pittura, al cinema, al teatro, ai fumetti, alla conversazione in tutti i luoghi e in tutte le società. Indipendentemente da una suddivisione in buona e cattiva letteratura, la narrazione sembra internazionale, transtorica, transculturale: la vita stessa è narrazione in quanto storia.”

Quando parliamo di narrazione non ci limitiamo alla sola narrazione di tipo verbale. L’operazione narrativa, infatti, può avvenire attraverso vari canali come il linguaggio parlato, la scrittura, le immagini.

Narrare rappresenta il modo in cui l’essere umano può far conoscere un accaduto o la propria storia. Non è possibile, infatti, presentarsi al mondo se non narrandosi.

I recenti approcci biografici e narrativi mostrano come proprio la narrazione sia un elemento centrale nella vita dell’uomo. La narrazione individuale di storie genera l’organizzazione mentale di una biografia personale che, adeguatamente intrecciata con le storie di altre vite, contribuisce a dare un senso alle proprie esperienze ed alla propria esistenza.

Raccontare storie è una pratica che ognuno di noi conosce bene in quanto la vita di ciascuno è incessantemente intrecciate alle narrazioni che si racconta o che vengono raccontate, in tutte le loro forme, da quelle che si sogna, si immagina o che si vuole poter narrare. Tutte vengono rielaborate nella storia della propria vita, che ciascuno racconta a sè stesso.

La narrazione è costituita da elementi principali:

  • utilizza il “pensiero narrativo” cioè una capacità prettamente umana che permette di strutturare e dare senso a quanto vissuto, di interpretare il comportamento degli altri e, allo stesso tempo, di condividere e di confrontare le proprie conoscenze nel tessuto culturale d’appartenenza;
  • l’opportunità di immedesimarsi nei panni dei protagonisti, questo consente di fare un’esperienza emotivamente coinvolgente ma protetta dalla realtà virtuale del racconto. L’impatto che ha sull’ascoltatore è notevole tanto che una storia ben raccontata può attivare i medesimi percorsi neuronali di una esperienza vissuta;
  • accoglie più livelli di lettura, in quanto l’ascoltatore può seguire la trama e, allo stesso tempo, può tuffarsi nel mondo interiore dei protagonisti, conoscerne i tormenti, i desideri, le modalità di ricerca di soluzioni alle difficoltà incontrate;
  • l’occasione di crescita personale: le storie rappresentano una vera e propria occasione di conoscenza, offrendo a chi le ascolta informazioni sul mondo e sui significati che altri hanno colto dall’esperienza, dando la possibilità di ampliare e diversificare il proprio sistema di credenze. Immedesimarsi con personaggi, cogliere analogie e differenze, permettere di avviare una riflessione su di sé, sul proprio mondo interiore, su come alcune circostanze possano far provare determinate emozioni e su come possono essere comunicate.
  • l’attività narrativa è necessariamente un atto sociale proprio perché presuppone la presenza di due persone, ovvero un narratore e un ascoltatore. Questa prerogativa implica che ci sia intenzionalità e disponibilità al racconto e dunque la necessità di trasformare il proprio pensiero in qualcosa che sia comprensibile all’altro.

Si vive perciò immersi nella narrazione, ripensando il senso delle proprie azioni passate, anticipando i risultati di quelle progettate per il futuro e collocandosi nel punto di intersezione di varie vicende non ancora completate. L’istinto narrativo è antico in noi quanto il desiderio di conoscenza ed è il modo privilegiato per attribuire significati.

Nell’ambito della psicoterapia, molti professionisti individuano nell’attività del narrarsi il fulcro del processo terapeutico. In questa cornice, la persona costruisce e ricostruisce i propri mondi narrandoli e la terapia viene vista come un romanzo, come un’opera d’arte.

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