Intelligenza Artificiale e Salute Psicologica: connessioni e ruolo delle organizzazioni

Intelligenza Artificiale e Salute Psicologica: connessioni e ruolo delle organizzazioni

L’Intelligenza Artificiale (IA) permea sempre più ogni aspetto della nostra vita quotidiana, basta pensare, ad esempio, ai controlli della temperatura nei luoghi pubblici o a sistemi come Siri e Alexa, che sono ormai parte integrante delle nostre case. L’IA è infatti già più diffusa di quanto spesso ci si renda conto ma continua a suscitare molti dubbi. Soprattutto perché risulta tuttora misteriosa e poco comprensibile.



Capiamo quindi innanzitutto: che cos’è l’intelligenza artificiale? La nuova definizione dell’OCSE (2023), adottata dall’Europa, definisce Sistema di Intelligenza Artificiale:

“tutti i modelli di implementazione basati su una macchina in grado di dedurre dall’input che riceve, grazie all’implementazione di capacità adattive autonome, una serie di dati per generare output che possono influenzare ambienti fisici o virtuali, tenuto conto di un insieme di obiettivi espliciti o impliciti”.

Nell’articolo di oggi faremo un’analisi dei molteplici aspetti legati all’intelligenza artificiale. Esaminando gli aspetti psicologici e le preoccupazioni diffuse, l’impatto che hanno sulla salute mentale e le possibili azioni che un’azienda può intraprendere per utilizzare l’IA in modo vantaggioso.

I dati sull’IA e salute psicologica: quali connessioni?

Nel mondo del lavoro sono sempre più richieste le competenze legate all’utilizzo della tecnologia e dell’intelligenza artificiale (EURES, 2024). Le aziende vogliono rendere l’IA un punto cardine perché estremamente vantaggiosa: una ricerca di Microsoft del 2024 su 100 aziende italiane ha rivelato che, per ogni dollaro investito nell’intelligenza artificiale, le aziende generano un ROI 3,3 volte superiore.

Nonostante l’intelligenza artificiale sia ad oggi diffusa, un’indagine del Parlamento europeo (2023) rivela che l’88% della popolazione ritiene sia necessaria una gestione molto cauta di questa tecnologia. Mentre il 61% degli europei guarda positivamente all’IA, quasi 1 persona su 3 (il 39% restante) ancora non la vede di buon occhio e ne è turbato. Il timore per la presenza di questa tecnologia nella vita quotidiana sta aumentando velocemente (Pew Research Center, 2023). Per descrivere questo fenomeno si utilizza il termine “Ansia da Intelligenza Artificiale”.

A che cosa è dovuta l’ansia da Intelligenza Artificiale?

Un timore comune è sicuramente quello della violazione della privacy sul posto di lavoro. Essendo l’IA principalmente in mano a grandi corporazioni, le persone temono che le aziende la utilizzino per spiare e controllare. Maggiore è la sfiducia nelle organizzazioni, maggiori sono le preoccupazioni a questo riguardo (APA, 2023). Inoltre, molti si preoccupano che l’IA possa rendere obsolete e inutili le loro mansioni, causando così la sostituzione delle persone con le macchine con la conseguente perdita di numerosi posti di lavoro.

Dalla recente indagine del Work in America dell’APA – American Psychology Association (2023) è stato evidenziato che queste preoccupazioni legate all’intelligenza artificiale hanno un impatto negativo sulla salute mentale, sono infatti associate a una diminuzione del benessere psicologico ed emotivo. Coloro che riportano di avere queste preoccupazioni:

• Risultano più stressati sul luogo di lavoro (il 64% di coloro che hanno dichiarato di avere preoccupazioni legate all’IA risulta stressato, rispetto al 38% di coloro che non hanno queste preoccupazioni).


• È probabile che provino sentimenti legati al burnout: irritabilità nei confronti di colleghi o clienti (il 23% contro il 16% di coloro che si preoccupano per l’IA); mancanza di motivazione (il 33% contro il 21%); sensazione di esaurimento emotivo (il 37% contro il 27%).


• Presumibilmente riferiscono di non sentirsi valorizzati nell’ambiente lavorativo. Anche questo ha un profondo impatto sulla salute mentale poiché viene così a mancare uno degli elementi essenziali per il benessere psicologico.


• Sono meno soddisfatti e poco fidelizzati, è infatti più probabile che in futuro intendano cambiare lavoro (il 46% rispetto al 25%).

L’indagine APA ha evidenziato che non tutti vengono “colpiti” dall’ansia da IA allo stesso modo, alcuni tendono a preoccuparsi maggiormente. I più colpiti sono i lavoratori di età inferiore ai 58 anni e chi possiede un titolo di studio inferiore al diploma universitario.

Correlazioni tra la teoria dei Big Five e l’Intelligenza Artificiale

Sembra che anche alcuni tratti di personalità dei Big Five abbiano un valore predittivo in relazione agli atteggiamenti verso l’IA (Schepman, & Rodway, 2022). La teoria dei Big Five è un modello che descrive la personalità attraverso 5 tratti o fattori (Apertura mentale, Coscienziosità, Estroversione, Gradevolezza e Nevroticismo) che costituiscono modalità di pensiero, attivazione emotiva e comportamenti che tendono a rimanere stabili nel tempo (McCrae & Costa, 1987). Lo studio di Schepman e Rodway (2022) ha identificato alcune correlazioni tra 3 di questi 5 tratti e atteggiamenti nei confronti dell’intelligenza artificiale:

– Gli introversi, ovvero coloro che sono più riservati e incentrati sul loro mondo interno e preferiscono la solitudine, hanno atteggiamenti complessivamente più positivi nei confronti dell’IA. Questo potrebbe essere dovuto proprio alla loro minore propensione all’interazione sociale.


– I tratti di coscienziosità (comporta diligenza, organizzazione, attenzione ai dettagli e controllo degli impulsi) e gradevolezza (caratterizzata da empatia, fiducia, affetto e comportamenti prosociali) sono stati associati ad atteggiamenti indulgenti verso gli aspetti negativi dell’IA.

Fino a questo punto abbiamo parlato degli effetti negativi che l’IA ha sul benessere psicologico. Tuttavia, è importante sottolineare che può avere anche un impatto positivo. Ha, ad esempio, l’utile funzionalità di completare le attività di routine. Alleggerendo così il carico di lavoro dei collaboratori e permettendo loro di concentrarsi su attività più gratificanti e rilevanti.

Inoltre, è risultato da diversi studi che l’IA:

– Può incrementare l’empowerment psicologico e la soddisfazione per il proprio al lavoro (Fan et al., 2023);
– è in grado di migliorare la performance lavorativa (Zhang et al., 2022);
– potrebbe aumentare dall’11% al 37% la produttività entro il 2035 (Parlamento europeo, 2023).

Come possiamo utilizzare questa tecnologia in modo che i collaboratori possano dunque trarne vantaggio e non soffrano di ansia da IA?

Come promuovere un utilizzo responsabile dell’IA

Un forte senso di sospetto nei confronti delle aziende può dare ad alcuni una visione negativa dell’IA. È fondamentale quindi contrastarlo creando un clima di fiducia, trasparenza e chiarezza all’interno dell’organizzazione.
Un errore comune è quello di non prestare la giusta attenzione alla comunicazione interna. Questa invece è proprio l’elemento chiave per contrastare l’ansia e facilitare l’accettazione dell’IA da parte delle persone in organizzazione.

La paura dell’ignoto e la perdita del senso di controllo sono infatti direttamente correlate al disagio psicologico, allo stress lavorativo e a esiti negativi anche per la salute fisica. Le organizzazioni, comunicando in modo chiaro e trasparente le informazioni relative a qualsiasi cambiamento legato all’IA e a come viene utilizzata all’interno dell’azienda, possono alleviare significativamente queste preoccupazioni (Hammer, 2023).

• È importante creare un momento dedicato per chiedere ai collaboratori quali sono i timori che riservano verso l’IA e in quali nuovi modi pensano possa essere usata. Questo passo è essenziale perché permette ai collaboratori di contribuire al cambiamento, incrementando il senso di controllo, di appartenenza all’azienda e di engagement. Inoltre, stimola la creatività e può condurre a soluzioni originali e innovative che potrebbero non essere state considerate in precedenza.


• È fondamentale consolidare l’idea che l’intelligenza artificiale è un prezioso strumento al loro servizio. Tuttavia, affinché possano coglierne i vantaggi, è essenziale che siano adeguatamente formati per utilizzarla in modo efficace. Questo garantirà anche un significativo incremento del loro senso di controllo.

Dichiarare e mantenere un impegno genuino nell’utilizzo etico dell’intelligenza artificiale a livello aziendale, rappresenta il primo passo da compiere e richiede un impegno continuo. È un aspetto necessario che favorisce una maggiore fiducia nell’azienda e nell’IA, contribuendo così ad una maggiore accettazione e benessere psicologico legato a questo tema.

In conclusione

I risultati ottenuti finora mostrano che le persone sembrano disposte ad accettare l’intelligenza artificiale, ma allo stesso tempo nutrono accesi timori su come viene utilizzata (Schepman & Rodway, 2020; Yokoi et al., 2021). L’IA rappresenta una sfida complessa per la società moderna. Sebbene offra straordinarie opportunità di innovazione, è necessario affrontare le preoccupazioni emergenti e i rischi correlati alla salute mentale. È necessario sviluppare un approccio etico dell’IA orientato verso obiettivi collettivi. Questo risulta imprescindibile per massimizzare il potenziale di questa tecnologia senza compromettere il benessere sociale e individuale. La comprensione di questi aspetti contribuirà a plasmare il futuro dell’IA in modo sostenibile, e responsabile.

 

Martina Cassani, Psicologa Consulente, Stimulus

Martina Cassani,
Psicologa, Psicoterapeuta, Senior Consultant
Stimulus Italia


 

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