Supportare un paziente oncologico: costruire ambienti inclusivi e di supporto

Supportare un paziente oncologico

In occasione del mese di maggio, dedicato alla consapevolezza sui tumori e pazienti oncologici, è importante riflettere su un tema che tocca sempre più persone: cosa accade quando una diagnosi oncologica entra nella vita di chi lavora all’interno di un’organizzazione aziendale? E come si può, quindi, supportare un paziente oncologico?

Il cancro non colpisce solo il corpo, ma investe ogni aspetto della quotidianità: emozioni, relazioni, capacità lavorative e progetti futuri. Per questo è fondamentale affrontare il tema con chiarezza, promuovendo non solo la prevenzione, ma anche ambienti di lavoro capaci di accogliere, comprendere e supportare chi attraversa questa sfida.

Supportare un collega paziente oncologico

La diagnosi ha un impatto non solo fisico, ma anche psico-sociale. Motivo per cui è bene avere in mente alcune informazioni che possono aiutare a supportare un collaboratore/una collaboratrice che diviene paziente oncologico/a.

Quest’ultimo/a può provare un forte senso di smarrimento non trovando risposte a domande e timori. In questi momenti, informare la persona su quelli che sono i propri diritti può fare una grande differenza nella gestione del quotidiano e nel mantenimento della propria dignità lavorativa.

I principali strumenti di tutela per il lavoratore/la lavoratrice passano dal riconoscimento di Invalidità civile e Legge 104/92 (anche quando temporanei). Questi possono dare accesso a benefici quali:

• 3 giorni al mese o 2 ore al giorno di permesso retribuito


• 30 giorni all’anno di congedo per cure (per invalidità superiore al 50%)


• Scelta della sede di lavoro e dell’orario compatibili con le cure


• Ferie solidali donate dai colleghi (previsto in alcuni CCNL)


• Assenze per terapie salvavita o ricoveri senza perdita della retribuzione

Anche chi si trova nella posizione di assistere un familiare malato (assumendo il ruolo di caregiver) ha bisogno di tutele per conciliare lavoro e cura. Tra le misure previste ci sono 3 giorni di permesso retribuito al mese e il Congedo straordinario retribuito fino a 2 anni.

Queste sono solo alcune delle possibilità a cui poter far affidamento. Gli ostacoli e le domande non sono poche, per questo motivo è importante essere presenti al fianco dei colleghi che vivono direttamente o indirettamente un problema di salute così invadente.

Come l’azienda può fare la differenza durante il rientro al lavoro di un paziente oncologico

Il rientro al lavoro dopo una diagnosi oncologica o mentre si affrontano le terapie prescritte per affrontare la malattia, è forse uno dei momenti più delicati. Le persone tornano al lavoro spesso con bisogni differenti.

Un rientro efficace deve presentarsi come:

• Graduale: per rispettare i tempi e le energie di chi rientra


• Condiviso: costruito nel dialogo tra lavoratore, manager e colleghi


• Personalizzato: basato sulle competenze residue e i limiti momentanei

Nel rientro, la figura del Care Manager facente parte dell’Employee Assistence Program promosso da Stimulus, offre un supporto concreto: informando, orientando e accompagnano lavoratori (e caregiver) nell’accesso alle tutele spettanti.

Il Care manager in consulenza fa una valutazione della situazione della persona da un punto di vista sociale, considerando l’impatto che la malattia ha sulla sua quotidianità. Inoltre, dà supporto nell’intercettare la migliore strategia di conciliazione vita-lavoro attraverso gli strumenti che sono messi a disposizione del welfare pubblico e privato. Traccia dunque con la persona un percorso, supportandola nell’ottenere i permessi e congedi e orientandola verso servizi territoriali di assistenza.

La disponibilità di accedere al Servizio Social Care dell’EAP attraverso la propria azienda dà al collaboratore e ai colleghi un segnale tangibile di una realtà che trasforma i propri valori in azioni concrete di inclusione.

Come si presenta organizzazione consapevole e capace di supportare un paziente oncologico?

Un’organizzazione consapevole è un’organizzazione capace di costruire un ambiente umano, flessibile e accogliente per il personale che affronta una diagnosi oncologica. Lo spazio lavorativo può essere reso tale, attraverso:

• Politiche flessibili: che facciano presente la possibilità che la persona ha di fare orari ridotti, implementare lo smart working, prestare attenzione ai carichi di lavoro rendendoli sostenibili.

• Formazione dei manager e dei colleghi: per affrontare il tema con sensibilità, evitando stigma e discriminazioni.

• Reinserimento personalizzato: rientro portando avanti decisioni basate sul dialogo e sulla collaborazione, attraverso rispetto, empatia, ascolto.

• Servizi attivi di supporto: è bene che la persona sia supportata da un punto di vista psico-sociale, come prevede l’Employee Assistance Program di Stimulus che include il Social Care e il Supporto Psicologico.

Un ambiente inclusivo, inoltre, non aiuta solo chi vive una malattia, ma rafforza la coesione di tutto il team. Al fine di rafforzare il benessere collettivo anche in momenti che portano alla necessità di tenere a mente nuovi bisogni.

Conclusione

Una diagnosi oncologica può travolgere la persona interessata e chi lavora insieme a lei. Tuttavia quando un’azienda sceglie di esserci, di sostenere davvero le persone, può trasformare il lavoro in qualcosa di più di una semplice attività produttiva: lo rende uno spazio di relazione e fiducia.

Investire nell’inclusione e nel supporto non è solo una responsabilità etica, è una scelta strategica. Perché un’organizzazione che si prende cura delle persone è un’organizzazione che costruisce futuro.

 

 

Veronica Preti
Social Care Specialist