Ansia e craving da fumo: tecniche per smettere di fumare

Smettere di fumare

Il fumo, e in particolare il tabagismo, è da tempo oggetto di dibattito e attenzione a livello globale. Ogni anno, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) segnala dati preoccupanti sulla diffusione di questa abitudine e sulle difficoltà nello smettere di fumare. Quando si parla di fumo, tuttavia, l’accento viene posto quasi esclusivamente sulle conseguenze fisiche, trascurando l’impatto profondo che esso ha anche a livello psicologico e sociale.

È infatti frequente incontrare persone che, pur conoscendo bene i rischi per la salute, faticano a smettere. Una contraddizione che invita a porsi una domanda fondamentale: Cosa rende così difficile smettere di fumare, anche di fronte alla consapevolezza del danno che comporta?

Da dove nasce il desiderio di fumare

Molti fumatori sono convinti che la sigaretta offra un sollievo immediato da ansia e stress. Tuttavia, numerose ricerche – tra cui lo studio di Parrott (1999) – dimostrano che i livelli di stress nei fumatori sono spesso pari, se non superiori, a quelli dei non fumatori. Questo è particolarmente evidente nei momenti di astinenza, quando il craving, ovvero il desiderio intenso di nicotina, diventa più acuto.

Quello che viene percepito come un sollievo non è tanto l’effetto chimico della nicotina, quanto il potere rassicurante del rituale: inspirare, trattenere il respiro, espirare. Questa sequenza riprende meccanismi simili a quelli delle tecniche di respirazione utilizzate nella mindfulness, capaci di generare una temporanea sensazione di calma.

Il benessere percepito, però, dura solo pochi istanti. Appena la sigaretta finisce, ansia e stress tendono a tornare rapidamente ai livelli iniziali, lasciando il fumatore intrappolato in un ciclo di sollievo effimero.

Il ruolo dell’ambiente e delle abitudini

Oltre agli aspetti individuali, il contesto gioca un ruolo chiave nel mantenimento del comportamento tabagico. In molte realtà lavorative, ad esempio, fumare è diventato un modo socialmente accettato per prendersi una pausa, staccare dalla routine o liberarsi dal sovraccarico emotivo. Ciò solleva una riflessione interessante: Perché abbiamo bisogno di un pretesto per concederci un momento di tregua?

Le pause sono fondamentali per la concentrazione, la creatività e la performance. Se associate al fumo, però, rischiano di rinforzare un comportamento disfunzionale, legittimandolo. Imparare a prendersi cura di sé anche nei micro-momenti della giornata, senza dover passare attraverso un’abitudine nociva, è parte di un percorso di maggiore autoregolazione e consapevolezza.

Smettere di fumare: le fasi del cambiamento e il processo di disassuefazione

Smettere di fumare non è un processo immediato. La decisione consapevole non si traduce automaticamente in un cambiamento comportamentale. Secondo il modello transteorico del cambiamento di Prochaska e DiClemente (1983), il percorso verso la cessazione del fumo attraversa diverse fasi:

1. Precontemplazione: il soggetto non riconosce ancora il problema o non intende cambiarlo.


2. Contemplazione: emergono i primi dubbi, ma prevale ancora l’ambivalenza.


3. Preparazione: si comincia a pianificare un cambiamento.


4. Azione: viene avviato il comportamento desiderato (smettere di fumare).


5. Mantenimento: si lavora per evitare le ricadute.


6. Ricadute (eventuali): sono fisiologiche e fanno parte del processo. Non devono essere viste come un fallimento ma come un’opportunità per rialzarsi.

Strategie psicologiche per smettere di fumare

Un intervento efficace non può prescindere da un approccio integrato che tenga conto dei molteplici fattori in gioco: biologici, cognitivi, emotivi e comportamentali.

Tra le strategie psicologiche più efficaci vi sono:

– Terapia cognitivo-comportamentale (CBT): aiuta a identificare i pensieri disfunzionali associati al fumo e a sostituirli con pensieri più funzionali. Ad esempio, attraverso la terapia l’individuo è portato a riformulare l’idea “senza sigaretta non riesco a calmarmi” con “posso imparare altre strategie per gestire la tensione”.

– Tecniche di gestione dello stress: tecniche come la respirazione diaframmatica, la mindfulness o il rilassamento progressivo possono offrire strumenti concreti per affrontare l’ansia sostituendo il fumo.

– Sostituzione comportamentale: introdurre abitudini salutari – attività fisica, alimentazione consapevole, hobby – può aiutare a colmare il “vuoto” lasciato dalla sigaretta e offrire gratificazioni più stabili.

– Supporto sociale e psicologico: il supporto psicologico individuale o i programmi di sostegno gruppale accompagnano l’individuo nel processo di allontanamento dalla sigaretta.

Smettere di fumare è un percorso di consapevolezza interiore, di scoperta e di ricerca di alternative più sane per affrontare lo stress, la fatica, la noia o il dolore. È una sfida che tocca la sfera emotiva, relazionale e identitaria.

Comprendere le vere motivazioni psicologiche che stanno alla base del fumo è il primo passo verso una libertà che riguarda non solo il corpo, ma anche la mente.

 

Bibliografia
Parrott, A. C. (1999). Does cigarette smoking cause stress? American Psychologist, 54(10), 817–820.
Prochaska, J. O., & DiClemente, C. C. (1983). Stages and processes of self-change of smoking: Toward an integrative model of change. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 51(3), 390–395.

 

 

 

Valentina Nuscis,
Dottoressa in Psicologia del Lavoro, del Marketing e della Comunicazione